Dal Lazio a Cetraro in Calabria: nel nome di San Benedetto

Dal Lazio a Cetraro in Calabria: nel nome di San Benedetto

Immagina un piccolo paese della Calabria, Cetraro in provincia di Cosenza, e poi immagina un filo che indissolubilmente la collega ad una grande città del Lazio, Montecassino.

A tessere questo filo teso attraverso i secoli c’è “un vecchio e saggio amico” che si chiama San Benedetto da Norcia, il monaco che fondò proprio a Montecassino l’Ordine (e l’Abbazia) dei benedettini intorno all’anno 529.

Cetraro (CS), il mio paesino dove tutto parla di Benedetto

Sono a casa di mia nonna Annina nel centro storico di Cetraro (CS) in Calabria e come sempre mi piace affacciarmi dal balcone per guardare la “Chiesa di San Benedetto” alla mia sinistra e leggere di fronte, tra i fiorellini che cura con dedizione, la scritta “Piazza San Benedetto”.

Sento suonare le campane che sono come un richiamo e così saluto nonna col bacio sulla guancia che tanto le piace.

Salgo per le scale della Chiesa, ma prima di entrare qualcuno in alto sul portale maggiore mi accoglie: è una piccola statua di San Benedetto in marmo bianco, lì collocata nel 1775.

Entro, mi siedo tra i banchi e come ogni volta mi incanto col naso all’insù guardando l’affresco della navata centrale raffigurante “San Benedetto in gloria”.

Benedetto, vecchio e saggio amico di noi cetraresi, colui che, con la barba e il bastone, è sempre pronto a proteggere la nostra cittadina sul mare.

Cetraro (CS) e San Benedetto: un legame che dura da secoli

Ma perché questo legame tra un piccolo paese della Calabria e un famoso Santo di Norcia che è anche Patrono d’Europa?

Il monaco è legato a noi da quando nel 1086 Sichelgaita, la principessa longobarda di Salerno moglie di Roberto il Guiscardo, donò Cetraro proprio all’Abbazia di Montecassino che da quel momento ne restò a capo per oltre 7 secoli, intrecciando così la vita dei monaci benedettini a quella dei cetraresi.

È proprio l’Abbazia di Montecassino ad aver conservato quei documenti relativi al mio paese Cetraro che hanno permesso di risalire alla sua storia.

Ed è merito dei viaggi-studio presso l’Archivio dell’Abbazia di Montecassino dello storico cetrarese Leonardo Iozzi se oggi ne siamo a conoscenza.

Leonardo mi ha regalato diversi suoi libri che custodisco come un tesoro inestimabile e che mi danno oggi la possibilità di raccontarvi molte cose.

Uno dei 5 dipinti realizzati per la Sala Consiliare del Comune di Cetraro dal pittore padovano di origini calabresi Massimo Zuigan Tizzano

L’Abbazia di Montecassino, con un particolare del portone bronzeo su cui sono incisi i possedimenti calabresi tra cui Cetraro e Tropea

Un piccolo approfondimento sulla donazione

Sichegaita ricevette Cetraro come regalo di nozze dal marito normanno Roberto d’Altavilla (detto il Guiscardo, Duca di Puglia e Calabria e Signore di Sicilia. E la bella duchessa nel 1086 a sua volta la donò con usufrutto all’abate Desiderio IV Epifanio di Montecassino, per ringraziarlo di aver facilitato la riconciliazione avvenuta a Melfi (Basilicata) tra i Normanni (che volevano legittimare le proprie posizioni) e la Chiesa (che voleva far valere i suoi diritti nella lotta per le investiture episcopali). Il Guiscardo era diventato duca di Puglia e Calabria e Signore di Sicilia proprio a seguito del trattato di Melfi, grazie alla nomina conferitagli da papa Niccolò II.

Chi è San Benedetto per i cetraresi

Un culto per il padre del Monachesimo Occidentale che nasce quindi dalla presenza a Cetraro dei monaci benedettini a partire dal 1086. Sebbene con gli anni la vicinanza spirituale di noi cetraresi al Santo si sia affievolita a causa anche della modernità, è ancora molta la speranza riposta in lui, tra luoghi di culto e antiche tradizioni. San Benedetto è oggi non solo il Patrono del mio paese ma quel solito amico di un tempo, da sempre e per sempre.

E lo è anche in Argentina, lì in quella chiesa della città Ramos Mejía (prov. di Buenos Aires) dove si trova una statua del Santo comprata da alcuni miei compaesani emigrati per sentirsi più vicini alla loro terra.

I mosaici realizzati dai ragazzi del Liceo Artistico di Cetraro (CS)

San Benedetto è sempre stato per noi cetraresi una panacea per tutti i mali e il perfetto intermediario tra Dio e noi comuni mortali poiché capace di parlare il nostro linguaggio.

Un vero e proprio eroe protagonista di racconti miracolosi carichi di mistero che non dovremmo dimenticare.

Come ricorda Leonardo Iozzi nel suo saggio “Cetraro – San Benedetto e i contadini”, San Benedetto è colui che faceva piovere per i contadini, rendeva pescoso il mare per i marinai, guariva o provocava l’ernia (come a quei maledetti turchi che assalirono Cetraro e le altre zone costiere nel Cinquecento), fermava i terremoti e i bombardamenti delle guerre e addirittura rappresentava una sorta di dottor stranamore capace di trovare il giusto partner alle fanciulle in cerca di marito.

E questa forte fede nel Santo capace di proteggere, salvare ed esaudire quasi ogni desiderio, si riassume in alcuni canti popolari cetraresi riportati sempre da Leonardo Iozzi su  “Il culto di San Benedetto a Cetraro” , canti di gioia e speranza che scandiscono il nostro essere cetraresi e non si dovrebbero MAI dimenticare. Ecco perché li trascrivo qui in digitale, per me e la mia nuova generazione. Se volete leggerli, cliccate sui titoli.

I canti popolari in vernacolo

(da “Il culto di San Benedetto a Cetraro” di Leonardo Iozzi)

Santu Benadittu miiu benignu,
prutetturu di chistu riegnu,
prega a Ddiu, ca ni si’ dignu,
terremotu no ‘ ngi nni veggna.
Ngi vulere ‘na trumma d’oru
e ccu’ ‘nu filici coru
aduradi a cchistu Santu,
San Benadittu si mierite tantu.
Populu miiu, fa’ penitenza,
populu miiu, no’ peccàdi cchiù;
g’iè Santu Benadittu chi ngi penza
a pregàdi lu suu Gesù.
Santu Benadittu patriarcu,
patrunu di sta terra e di Sammarcu;
Santu Benadittu patri e bbuonu,
patrunu di sta terra e di Cutrunu.

(dalla pagina facebook di Marina De Pasquale "Attraverso gli occhi di Marina)

verso per le donne in cerca di marito

Santu Benadittu miu benignu
Tanta brutta no ‘nci signu
Nu picca’ i doti puru ‘a tijignu
Mannamilu nu buunu cumpagnu.

(da “Il culto di San Benedetto a Cetraro” di Leonardo Iozzi)

Spare la Turricella, e fa primera
Ruppe la vila granna e la menzana
Da Santa Maria s’auze ‘na bannera
Da la muntagna sane la campana
Da la Testa puo’ spuntu’ li galeri
E ‘matula lu tristu s’alluntane!
E lu Viecchiu puo’ scinne a la marina
‘Mbare la ‘Vemmaria a lu Turchiu canu!

La processione in mare, io e l’altarino a casa della mia amica Stefania, navata centrale della Chiesa Madre

San Benedetto a Cetraro: toccare con mano

Dopo quello che ti ho raccontato avrai dunque capito perché nel mio paesino Cetraro ogni cosa parla di San Benedetto. Tra le cose da fare e vedere si trovano non a caso luoghi realizzati dall’Abbazia di Montecassino per il Governo della città, tradizioni ed eventi che onorano e ricordano le nostre origini benedettine.

Tra questi:

  • la Chiesa Madre di San Benedetto, costruita per volere dell’Abbazia di Montecassino su un edificio originario e dedicata al suo omonimo fondatore, ricca al suo interno di preziosi pezzi d’arte come stucchi e dipinti
  • il Palazzo del Vicario, sede del rappresentante dell’Abate Cassinese, eretto nel 1091 e situato in largo Ricucci nel cuore del centro storico
  • i mosaici sul lungomare dedicati al Santo e ricordano la benedizione del mare col pastorale, realizzati dagli studenti del Liceo Artistico
  • il Porto turistico San Benedetto Marina Resort, che ha fatto la storia dei pescatori cetraresi e ha circa 500 posti barca
  • l’antica Processione del Santo sul Mare di luglio, centenario rituale annuale simbolo di buon auspicio per una ricca pesca, che si conclude con la “crispellata” organizzata da Nonna Annina e la signora Wanda difronte la chiesa nel Centro storico

Se vieni a Cetraro, se vedi qualche foto online, se leggi i miei pensieri o di qualche altro mio compaesano, ora sai che lì, dietro a ogni cosa, c’è quell’amico barbuto che dopo secoli racconta ancora la nostra storia: San Benedetto da Norcia.

*fonti cetraresi: 
– Leonardo Iozzi, “Il culto di San Benedetto a Cetraro”
– Leonardo Iozzi, “Cetraro – San Benedetto e i contadini”
– Marina De Pasquale, pagina Facebook “Attraverso gli occhi di Marina


Laura Cipolla

Laura Cipolla

Nata e cresciuta a Cetraro (CS), vivo da qualche anno a Milano "con il Cuore verso Sud". Qui trovi la mia Calabria a 360°, che è anche la tua.

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(6) commenti

  • donmariocristiano@libero.it
    21/03/2019 at 15:15 Rispondi

    Mi complimento con te Laura che contribuisci fattivamente a far conoscere le cose buone e belle del territorio calabrese. Continua così.

    • Laura
      21/03/2019 at 15:05 Rispondi

      Grazie Don Mario, mi fa piacere leggere il Suo commento. Grazie di cuore!

  • Alfonso Gravino
    22/03/2019 at 13:54 Rispondi

    Hai saputo magistralmente offrire, alla nostra attenzione, una narrazione minuziosa ed emozionante riguardante la vicenda storica che lega la nostra bella cittadina a Montecassino ed a San Benedetto, Patrono d’Europa, oltre che nostro Protettore. Brava, Laura, per questa tua interessante testimonianza.

    • Laura
      22/03/2019 at 13:00 Rispondi

      Alfonso, ciò che faccio non è sicuramente abbastanza, anzi, è solo una piccola goccia nell’oceano. Ma una goccia carica di amore e voglia di non perdere le nostre radici. Grazie infine per questo messaggio che vale per me come l’oro! ?

  • Andrea Giglio
    22/03/2019 at 16:18 Rispondi

    Complimenti Laura, non è la prima volta che leggo i tuoi articoli e post su Cetraro, vedo che porti nel cuore il nostro paese come lo porto io, che come te ormai vivo in un altra città. Ti rigrazio di darmi modo di far conoscere il nostro paesino a chi qui a roma non ne ha neanche sentito parlare o che ne ha solo sentito parlare male.

    • Laura
      22/03/2019 at 15:22 Rispondi

      Oddio che bello, sono commossa! Felice di tutto ciò, ti ringrazio di vero cuore Andrea!

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