Rientro in Calabria per Natale, il tempo di una cena aziendale e torniamo
Terroni “Fuori” e le cene aziendali di Natale.
Cosa sceglierà quest’anno la nostra azienda per la blasonata festa di Natale? Avanti tutta con le idee che guardano al futuro e oltre: un teatro in pieno centro, una discoteca super fashion con dj set, una location chic con cena e annesso pacco di Natale finale, un aperitivo sul rooftop di un grattacielo che solo ad affacciarti pure le emozioni hanno le vertigini.
E noi giovani (e meno giovani) emigrati, in questi festeggiamenti natalizi metropolitani ci buttiamo di testa, con tutto l’entusiasmo a disposizione e con gli occhi pieni di scintille la cui intensità è inversamente proporzionale ai giorni vissuti in “terra straniera”.
E dopo un anno di sacrifici e soddisfazioni, ci ritroviamo a ‘ste cene aziendali, tra un cin cin con l’Amministratore Delegato e un ballo sfrenato – seppur dal trattenuto imbarazzo – col Presidente della società, con cui fino a qualche ora prima al massimo parlavamo solo via mail di business plan o rendiconto finanziario.
Eccoci qua, a scattare una foto simpatica coi colleghi come souvenir della serata, da postare poi fieri su instagram con l’hashtag #christmasparty (con tanto di immancabile logo dell’azienda a suggello della orgogliosa appartenenza).
E mentre pensiamo alla nonna che ci aspettagggiù con storielle tra le labbra e cibo nelle mani, ci districhiamo tra buffet eleganti e ricercati facendo un sorriso al capo appagato dal fatturato dell’anno.
E cavolo se vogliamo festeggiare, perché a quel fatturato abbiamo contribuito anche noi, noi che siamo partiti dalla Calabria e siamo arrivati a Milano, Zurigo, Londra, Pavia, Monaco, Sidney, Genova, Firenze e così potrei continuare.
Siamo arrivati per lavorare, per realizzarci, per provare ad avere una chance, per vedere che succede.
E sicuramente ci siamo riusciti, o ci riusciremo appena presa la giusta dose di coraggio e preparazione (o alla fine dell’ennesimo stage), ma non avevamo messo in conto di doverlo fare sempre con quel richiamo di casa nella testa, come in questi giorni in cui stiamo facendo il conto alla rovescia per il rientro in Terra Natia.
E intanto brindiamo coi colleghi a un altro anno passato.
Perché quei colleghi, nel frattempo, sono diventati la nostra famiglia, da quando abbiamo messo piede per la prima volta in ufficio fino ad ora che ormai, pur di farci contenti, pronunciano parole in calabrese come se fossero madrelingua e noi in cambio li facciamo godere dei contenuti del paccodagggiù appena ci arriva.
Loro, che mentre gli altri colleghi e gli ostacoli della città erano indaffarati a cercare di buttarci giù, ci hanno visto muovere i primi passi tra una caduta e l’altra, ci hanno allungato la mano per sollevarci da terra.
Ci hanno dato la spinta per crescere, ascoltando ogni santissimo giorno quant’è bella la Calabria, quant’è speciale, quanto si mangia bene, quante montagne meravigliose ci sono, quanto si frigge, quant’è bello il mare e quanto siamo unici, che come noi al mondo non ce n’è.
Brindiamo a noi, che siamo lontani e stiamo per rientrare sorseggiando il penultimo bicchiere di spumante del 2019 (perché le ultime bollicine dell’anno saranno calabresi).
A noi che odiamo i pregiudizi e i luoghi comuni del “Chi resta al Sud fa meno sacrifici” o “Chi va via non combatte per la propria terra, ma prende la strada più facile”, perché sappiamo bene che prima di parlare ci si deve mettere nei panni degli altri.
Brindiamo a noi che stiamo tornando nonostante i big del settore viaggi campino sulla nostra nostalgia portando i prezzi dei trasporti alle stelle, ma anche a chi non può tornare per dicembre e dovrà aspettare ancora.
A a noi che lavoriamo in grandi aziende che ci offrono la cena di Natale o in piccole imprese che la cena ce la si organizza tra colleghi pagandocela da soli.
A queste città del mondo che ci accolgono a suon di sacrifici e opportunità.
A famiglia e amici che ci stanno aspettando per pranzi, cene e cenoni.
A chi è rimasto giù e si sta facendo protagonista del cambiamento.
E brindiamo pure (ma un po’ meno, permettetecelo) a chi continua e continuerà a fare in modo che ci siano ancora tanti giovani che andranno via.
Salute a noi, che non vogliamo essere condannati per il solo peccato di provare a realizzarci distanti dalla terra che ci ha visto nascere, a noi che tra sogni e malinconia viviamo sempre #ConIlCuoreVersoSud.
Cin Cin ?
(grazie ai miei colleghi in foto, Chiara, Paola e Davide, che da quando mi conoscono hanno inserito sul CV: “calabrese” nelle competenze linguistiche e “tanta pazienza” nelle competenze personali. Grazie anche al collega dirimpettaio d’ufficio Stefano per lo scatto da celebrità. Amen)